giovedì 6 novembre 2008

Il VICTORY SPEECH di Barack Obama


E' la prima volta che l'ascoltare il discorso di un politico mi provoca una certa fiducia e pure una contenuta emozione.
Non ha ancora fatto nulla. Ma già avere una qualsiasi empatia credo sia un evento straordinario. Barack Obama ha la capacità di esprimere concetti base diversi da tutti i potenti che io abbia mai sentito. Se sarà in grado di mantenere la linea del suo primo discorso da presidente anche in futuro, può realmente entrare nella storia come grande personaggio positivo.
Se tutto ciò verrà deluso, se si rivelerà un mero specchietto per allodole allora il futuro delle giovani generazioni è un buco nero supermassiccio. Inesorabilmente inevitabile.

giovedì 2 ottobre 2008

BURN AFTER READING (F.lli Coen - 2008)

E' facile dare un giudizio su quest'ultima performance dei fratelli Coen. Il film piace e piacerà a chiunque lo guardi. Ne sono certo. Perchè è l'esempio tipico di film spassoso che ti impedisce di non seguire ogni istante del film. Dialoghi, personaggi e situazioni studiate e messe insieme con grande classe e con grande amore per il cinema. Mettere insieme Brad Pitt (che sembra un ventenne), George Clooney, John Malkhovich e la bravissima Frances Mc Dormand ed avere come risultato una schiera di personaggi originali ed estrosi. Gente comune coi vizi della società d'oggi che si incrociano in una trama che tira in ballo la Cia e la Russia con un'ironia sottile e sofisticata tipica della poetica dei registi di No country for old men.
Accontenta tutti. I fun dei Coen, gli amanti della commedia, coloro che cercano mero svago, le ragazzine che strippano per i divi di Hollywood, gli studenti di recitazione. Grazie al cielo i fratellini sono giovani, aspettiamoci altre perle, perchè pare che abbiano ancora molta voglia di far bene al cinema.

venerdì 1 agosto 2008

RAIN MAN (Barry Levinson - 1988)

Strappare lacrime proiettando la storia di un uomo autistico è il più delle volte estorcerle allo spettatore. Un colpo basso, troppo facile. Si rischia di creare voyeurismo dell'handicap. Ma Rain Man è un film tutto sommato onesto, una storia che in fondo è molto semplice (un giovane in carriera e con grande bisogno di denaro scopre, alla morte del padre con cui aveva tagliato da tempo ogni legame, di avere un fratello che ha ereditato tutto e che si trova chiuso in un ospedale psichiatrico in quanto autistico) e due attori che più di tutto fanno della pellicola un'opera densa che intrattiene. Dustin Hoffmann è eccellente nella parte di Raymond, il genio - autistico, riesce a non banalizzare il ruolo, a rimanere coerente nella sua interpretazione senza dare mai segni d'improbabili virate verso la lucidità. Si ha l'impressione che gran parte della gestualità, dei tic e delle battute sia farina del suo sacco. E' la conferma di un grandissimo. Addirittura Tom Cruise convince nell'interpretare la presa di coscienza morale di un giovane venditore di auto di lusso che si umanizza col passare delle scene fino a rifiutare il denaro per i buoni sentimenti nei confronti del fratello inizialmente odiato a causa del disprezzo da sempre nutrito nei confronti del padre. E' necessario citare Valeria Golino che interpreta la fidanzata di Cruise. Giovane e bella, una parte che la immortala per sempre. Si può capire perchè Scamarcio possa essersene innamorato pesantemente.
Il film è da vedere. Magari non una noiosa domenica pomeriggio di pioggia. Potrebbe lasciarvi un ulteriore senso di malinconia. Di certo è un film da mercoledì sera. Può commuovere anche un carpentiere livornese.

mercoledì 23 luglio 2008

TRADUCETEVI 'STA MINCHIA

Scopro su Wikipedia che oggi ricorre un anniversario davvero particolare. Il 23 luglio 1929 il governo fascista bandiva l'uso di parole straniere da ogni comunicazione scritta e orale. Pensare oggi che solo 79 anni fa un governo potesse tranquillamente emanare leggi del genere fa venire una pelle d'oca che buca la felpa.
Fa sorridere, invece, pensare al grattacapo che si era però presentato ai gerarchi fascisti. Perchè tradurre i nomi propri da una lingua all'altra è un gioco davvero ridicolo. E allora William Shakespeare (l'altissimo poeta) diventa un comico Guglielmo Scuotilancia, Thomas More un semplice Tommaso Moro. Se il fascismo non fosse caduto adesso conosceremmo Louis Armstrong come Luigi Braccioforte, studieremmo invece che le teorie di Einstein quelle di Alberto Unapietra. Al cinema, "hai visto l'ultimo film con Nicoletta Bambinouomo (Nicole Kidman)? Ma la cosa più inquietante sarebbe andare ad una mostra di Francis Bacon e constatare tragicamente di trovarsi di fronte ad opere di Francesco Pancetta.
Nella storia l'uomo ne ha sparate di cazzate eh!?

giovedì 17 luglio 2008

ODIARE LA PASSIONE (BICICLETTE TRUCCATE)

Che del ciclismo non ci si possa più fidare, è noto da parecchi anni. Ed è triste seguire con sprezzante distacco manifestazioni sportive del calibro del Tour de France. Ma è inevitabile. Gli organi di informazione ci bombardano, dall’anno in cui beccarono Pantani, di notizie di squalifiche per doping clamorose. Gli ultimi tre Tour sono stati solo cronaca giudiziaria. Non se ne può più. E oggi, l’astro nascente Riccò, pochi giorni dopo essere stato paragonato al Pirata, viene squalificato per una pisciata maleodorante di Epo di terza generazione. Ogni anno lo sconforto peggiora. E sembra sempre di aver toccato il fondo. Ma il peggio non arriva mai.
La riflessione, però, spontanea è questa. Ed è anche molto banale. Ma di fronte a queste noiose cronache è lecito chiedersi quanto segue. Tutto il mondo sa che chi si dopa, prima o poi viene scoperto. E dunque, cosa spinge a farlo? Io sono arrivato a concludere che il ciclismo sia lo sport che più di tutti spinge l’uomo oltre i propri limiti. Da sempre, io credo che si sia abusato, con sostanze sempre diverse e più sofisticate, di doping per poter non solo riuscire a compiere lo sforzo richiesto con meno fatica, ma addirittura per poter anche soltanto riuscire a terminare la gara, giungendo anche ultimo. Se ipotizziamo il primo dopato della storia, deduciamo che gli avversari abbiano preso spunto dall’iniziativa. Anno dopo anno, l’ambiente si è dovuto uniformare. Il messaggio che mi arriva dalle notizie sul ciclismo è che, se non tutti, il 90% degli atleti sia oggi un consumatore di doping. E la rabbia è manifesta in me. Perché se nessuno fosse dopato, le gare, probabilmente, terminerebbero con gli stessi risultati. Perché se un atleta di medie capacità si dopa, diventa forte e può battere i migliori. Ma se anche i migliori si dopano, vincono comunque. E, quindi, il più spompato dei ciclisti, dopato fino agli occhi, non potrà nulla né contro i medi nè contro i campioni in ogni caso.
Inoltre, il ribrezzo mi viene anche dalle dichiarazioni di chi frequenta da vicino questo mondo. Ad esempio, la sorella di Riccò ha dichiarato a repubblica.it: “Se uno va forte ed è esuberante come mio fratello Riccardo, prima o poi trovano il modo di farlo fuori. E' stato così anche per Marco Pantani". E poi ancora: "Tutti sanno che già due volte era finito sui giornali per l'ematocrito, salvo poi rivelarsi un valore naturalmente alto per il suo fisico". Ma di cosa parliamo? Perché ogni volta si cerca di negare la realtà in modo così orribile? Perché i più grandi campioni dovrebbero essere denigrati in questo modo dagli stessi che hanno l’interesse di gestire una manifestazione in modo positivo? Perché solo nel ciclismo, ogni volta che accade una situazione del genere si urla al complotto? E poi chiudo; non sono medico, anzi, sono parecchio ignorante a riguardo. L’ematocrito può essere fuori norma. Ma se parliamo di eritropoietina nel sangue, come si può travisare un così triste argomento?
Spero di sbagliarmi. Ma temo che Pechino non porterà sorrisi.

martedì 15 luglio 2008

FIAMMA NEL VUOTO

Ipotizziamo un innamoramento. L’innamorato è soggetto. L’adorabile è l’oggetto. Mettiamo il caso che la scintilla scocchi e non incendi perché il luogo è privo d’ossigeno. Il soggetto impatta nell’accelerazione. L’oggetto non ha la possibilità di udire nemmeno lontanamente lo scoppio. Ma il soggetto che s’arresta nell’esplodere si annulla. Di fatto non esiste. Né in sé ne per l’altro. Dunque il soggetto implode e l’energia è inutile come un sole nascosto.
Tradotto in esempio pratico. Il soggetto si costringe a trattenere nel corpo le frementi vibrazioni che vorrebbe tradurre in azioni non necessariamente erotiche; ha da contenere anche l’intenzione – o meglio il desiderio straripante – di comunicare all’adorabile per mezzo delle parole il proprio ardire. Ma perché deve adottare questa costrizione? Qui bisogna sortire dalle metafore. L’adorabile è legata ad un altro soggetto. E per dirla in modo volgare l’altro soggetto è un amico del soggetto di partenza. Detto questo, ecco spiegata la natura del luogo privo d’ossigeno. La situazione è complessa ma solo in apparenza. Di fatto il tutto è un pendolo immobile. Un ossimoro persecutore del sonno.
Come soluzione rimane solo l’immaginazione. L’arte. La poesia. Perché l’energia che si annulla è un punto sulla retta. Il nulla che è parte del tutto. Ma queste sono materie scientifiche. Se siamo uomini la speranza che il nostro pensiero giunga dove si vuole che venga indirizzato non può essere un grande nulla di fatto. E chi può sapere se scrivere fortemente a qualcuno sia realmente un grido immaginato nella sua anima?

giovedì 10 luglio 2008

CCISS VIAGGIARE INFORNATI


domenica 6 luglio 2008

INLAND EMPIRE (David Lynch - 2006)

Vedere INLAND EMPIRE senza conoscere alcun precedente di Lynch, potrebbe risultare un’esperienza pessima. Forse, i più, dopo un’ora d’immagini abbandonerebbero la sala o leverebbero il dvd senza nemmeno premere “stop”. Oppure lo guarderebbero fino in fondo solo per una curiosità illusa di poter avere, chissà, magari, un clamoroso finale chiarificatore.
Ma approcciarsi a Lynch tramite queste tre ore di film può anche essere entusiasmante; basta non avere in mente il limitante concetto di cinema come mero mezzo d’intrattenimento. Si sappia che si è di fronte ad un’esperienza metacinematografica. Si cerchi di uscire dalla convinzione che un film debba svilupparsi in una trama. Si ha da esser pronti, un volta tanto, a subire le immagini che stanno innanzi sullo schermo; lasciar che esse investano lo spettatore e lo conducano nel profondo del proprio io. In ogni caso il consiglio è di affrontare David Lynch partendo da realizzazioni precedenti (non necessariamente in rigoroso ordine cronologico), perché il film in oggetto è una summa dell’arte lynchiana, nonostante una gran fetta di critica dica che il concetto sia limitante. Forse è vero ma IE è David Lynch.
L’esperienza extrasensoriale di IE è davvero unica se si ha la capacità di non farsi buttare giù dal grattacielo dalla vertiginosa e straniante vicenda, la quale pare a tratti essere un miraggio di una mente deviata. Ma se si cerca a fondo si può davvero scoprire che le immagini in movimento siano d’immediata comprensione. Il più grande pregio dell’opera è la funzione psicanalitica, la capacità di rappresentare sensazioni e sentimenti quali l’amore, la gelosia, le paure nascoste, i sensi di colpa, attraverso situazioni ora assurde e insolite, ora terribilmente comuni e inquietanti. Il sesso, il successo, la ricchezza, i valori nuovi della nostra società, raccontati magistralmente, sono tenuti insieme dallo stesso legame che utilizzano i sogni per collegarsi tra loro anche per mezzo di una colonna sonora altamente sofisticata e degli effetti sonori potentissimi. Un brano su tutti è da evidenziare. “The Ghost of Love”, scritta e interpretata dallo stesso regista; voce distorta, musica che diventerà manifesto del lynchismo musicale e un messaggio ossessivo che si ripete, “strange what love does”, sentenza che forse meglio riassume l’intera opera. E’ strano ciò che fa l’amore. A volte si diventa poeti, altre genera mostri, volti disumani, bocche voraci, atmosfere cupe, ombre che si aggirano in cinema oscuri, clochard che vegliano la resa dell’anima su un marciapiede, cortili polacchi innevati, uomini – coniglio protagonisti di sit com prive di senso. Cose strane. E chi più di Lynch sa destreggiarsi nell’insolito?
Ma il livello del film è alto anche grazie alle perfette interpretazioni degli attori. Laura Dern pesca il jolly e si catapulta nell’olimpo delle star, interpretando una star di Hollywood. Justin Theroux è bravo come sempre ed è assodato che sia diventato una delle prime scelte di Lynch. Vorremmo vederli più spesso all’opera. Ma forse è meglio così, le candele nel buio acquistano valore.
Si potrebbe discutere a lungo anche riguardo al tema del cinema nel cinema. Una delle circostanze del film che più attira la nostra attenzione e ci fa credere che la chiave dell’ipotetico scioglimento del nodo della trama sia appunto in quel fatto, è lo straordinario paradosso del film nel film. I due protagonisti sono amanti nel film cui partecipano. Ma sono amanti anche nella vita reale? Questo è reso in modo completamente incomprensibile. Spesso lo spettatore crede di trovarsi di fronte a un dialogo tra i due, ma d’un tratto lo “stop” urlato dal regista fa cadere la certezza. Sono sul set o lontani dalle telecamere?
Per capire cosa sto dicendo bisogna guardare IE. Per comprendere IE bisogna lasciarsi guardare da esso. Scevri di pregiudizi. Privi di pre concetti. Con lo spirito pronto ad accogliere in sé immagini e ad elaborarle. State certi che qualcosa vi rimarrà e non abbiate paura di dare voi un senso al delirio. Anche da neofiti.

lunedì 30 giugno 2008

LEGGERE ORWELL PUO' ESSERE APPASSIONANTE

Il noto aforsima di George Orwell "chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato" è evidentemente assolto come verità indubbia e incontestabile dalla maggior parte di noi. In Italia, in Europa e nel mondo. Una verità orribile, che in modo molto inquietante può essere applicata, risultando limpida, a qualsiasi forma di governo. Ma il ribrezzo e lo sgomento sono maggiori, ed è quasi nausea dilagante, se si pensa al fatto che i personaggi che stanno controllando il nostro presente non ci saranno più quando il futuro che avranno causato sarà tempo di chi ci sarà.

giovedì 26 giugno 2008

COL PENSIERO AD E.


Averti nel sogno non è l’estasi
del mattino solare, improvviso
tra il grigio dei giorni di un giugno insolito;
non è la gioia sulla pelle né l’enfasi
della certezza di un prezioso appiglio.
È l’effetto d’un veleno che lenisce
Il tedio, o bruno gioiello, che poi svanisce
E del risveglio
Ne fa un misero fardello d’ogni giorno.
Ma a sfrecciar nella mente perde l’immagine
I fragili germogli e come al vento un glicine
Lascia cader nel cuore quieti fiori
Di sospiri, di desideri che non mi togli.